L' appuntamento di questa edizione del cinema di una certa qualità e particolarità ha per oggetto un film dell' 82 che quando uscì dissero proprio che faceva schifo al cazzo tanto che il regista prima si mise a piangere, poi decise di lasciarsi per sempre il cinema alle spalle e di fare il giovane di elettrauto a 300 euro al mese senza contributi, mentre il suo nome diveniva oggetto di scherno attraverso una popolare filastrocca per bambini scustumati. Tuttavia oggi la carriera di quel maestro della macchina da presa è stata completamente riabilitata da quell' ingiusta stroncatura, grazie all' avvento di Tarantino ed all' impegno della critica di sinistra che ci mette sempre dai 20 ai 25 anni per capire la reale qualità di un film che sembra che è brutto ma se lo guardi più attentamente ti accorgi che in realtà è cult, ed oggi insegna tautologia cinematografica all' Accademia di Los Angeles. Stiamo parlando di Peppe Brescia, già noto al grande pubblico per aver diretto capolavori del genere democristian-pulp, filone poliziottesco, come "Carcerato per invidia", "Il Mannaggiasantissima" e "O deputato 'nnammurato", mentre il film che abbiamo l' onore di presentarvi quest' oggi è :
I fatti ed i personaggi narrati in questo film sono puramente immaginari e frutto del talento visionario del regista, anche se la loro attualità è sorprendente. Don Mario Clemenza (Carmelo Zappulla) è un uomo d' onore, temuto e rispettato, che svolge il proprio lavoro di capo-quartiere nel timore di Dio e nel rispetto della famiglia intesa unicamente come quella che scaturisce dal matrimonio tra uomo e donna e celebrato con rito cattolico. La gente del suo rione lo acclama, definendolo un galantuomo d' altri tempi per il quale una stretta di mano o una telefonata sul telefonino sotto controllo del suocero valgono più di un contratto scritto e che si è sempre battuto, a volte pure a maleparole, per farli operare per direttissima, no come devono fare tutti gli altri che per colpa dei raccomandati devono aspettare mesi o anni, e per assicurare posti di lavoro prestigiosi e a tempo indeterminato come primari di ospedale, ingegneri capo di lavori finanziati dalla regione, oppure, quando proprio non sanno rispondere a nessuna delle domande della commissione, come geometra, a loro ed ai loro figli, anche a quelli che non hanno potuto proseguire gli studi ma che comunque non per questo non hanno diritto ad un avvenire luminoso come tutti gli altri in questi tempi difficili per i giovani d'oggigiorno che non hanno più certezze o fiducia nel domani. Un uomo così benvoluto ed affermato non poteva non suscitare l' invidia della malagente cattiva e bugiarda, che ordisce un vigliacco complotto contro di lui e la sua famiglia. Don Mario Clemenza resiste stoicamente, per il bene del suo popolo, ai più infamanti e codardi attacchi perpetrati dai giudici ai suoi danni, finchè questi gli mettono vigliaccamente agli arresti domiciliari la moglie Rosa (Ria De Simone), all' anagrafe Rosina, cattolica pure praticante, che noi in paese la vediamo sempre a tutte le processioni con i piedi scalzi per terra, laureata a New York col massimo dei voti in storia dello sciampismo e del make up, che ha conosciuto il futuro marito quando aveva 12 anni ed è stato l' unico uomo della sua vita, eccellente cuoca che ha preparato una squisita e rinfrescante merenda per noi giornalisti che siamo andati ad intervistarla. Pur di colpire la luce dei suoi occhi ed unica donna della sua vita, questi nemici della famiglia e della libertà, ricorrendo al gelido ed ostile linguaggio giuridico piuttosto che a quello dei sentimenti, hanno la sfrontatezza di chiamare concussione l' amore commovente di una madre di famiglia verso i suoi figli che "sò sempre piezz' e core e qualsiasi madre farebbe di tutto per vedere sistemati i propri figli, o no?" (Emmanuel Kant), cugini e parenti fino al quarto grado pure della famiglia del marito. Non contenti, gli sfottono anche la mamma (Regina Bianchi) senza motivo, che fino a quel momento nessuno aveva messo le mamme in mezzo, e le fanno pure un pernacchio da sopra al motorino all' uscita della chiesa, facendola svenire per la vergogna. A questo punto Don Mario Clemenza, seppur accecato dalla rabbia, per difendere la propria famiglia è costretto a deporre momentaneamente le armi ed abbandonare la prestigiosa carica di capo-quartiere di cui è investito, recitando un commovente e colto discorso davanti ai suoi colleghi guappi, in cui cita una poesia che crede di Neruda ed invece è di Mario Merola, e, novello Cincinnato, si ritira nel suo feudo insieme a pochi ma fedelissimi uomini d'onore, attendendo il momento della riscossa. La sua vendetta sarà tremenda ed a farne le spese, nella spettacolare resa dei conti finale, saranno anche quelli che lui credeva amici, ma che per vigliaccheria o attaccamento alla poltrona non hanno preso le armi in pugno quando si trattava di combattere i nemici dei valori, della libertà, della patria e dell' onore, in un' escalation di violenza, dimissioni, sputi in faccia, voti di fiducia, maleparole, sindaci di roma che corrono da soli, gesti delle corna e gente che si sente male in aula, che il maestro Tarantino ha definito "un entusiasmante climax catartico che si protende senza alcuno scuorno verso l'apoteosi del pugnettismo realista, a metà strada tra il Peckinpah di Cane di Paglia ed il cinema di Franco e Ciccio" ed a cui si sarebbe ispirato Francis Ford Coppola per la spettacolare sequenza finale de "Il Padrino IV : 'A cumunione", che uscirà in tutte le sale cinematografiche e sedi Giffas soltanto l'anno prossimo, ma che già si è accaparrato ben 7 premi oscar.
Due scene tratte dalla sequenza più coinvolgente ed entusiasmante del film : la resa dei conti finale degli uomini d' onore (interpretati rispettivamente da Antonio Allocca e, nel secondo video, da Leopoldo Mastelloni) contro i nemici della giustizia ed i falsi amici traditori, però fatta sempre nel rispetto dei sacri valori della famiglia e della cristianità.
I fatti ed i personaggi narrati in questo film sono puramente immaginari e frutto del talento visionario del regista, anche se la loro attualità è sorprendente. Don Mario Clemenza (Carmelo Zappulla) è un uomo d' onore, temuto e rispettato, che svolge il proprio lavoro di capo-quartiere nel timore di Dio e nel rispetto della famiglia intesa unicamente come quella che scaturisce dal matrimonio tra uomo e donna e celebrato con rito cattolico. La gente del suo rione lo acclama, definendolo un galantuomo d' altri tempi per il quale una stretta di mano o una telefonata sul telefonino sotto controllo del suocero valgono più di un contratto scritto e che si è sempre battuto, a volte pure a maleparole, per farli operare per direttissima, no come devono fare tutti gli altri che per colpa dei raccomandati devono aspettare mesi o anni, e per assicurare posti di lavoro prestigiosi e a tempo indeterminato come primari di ospedale, ingegneri capo di lavori finanziati dalla regione, oppure, quando proprio non sanno rispondere a nessuna delle domande della commissione, come geometra, a loro ed ai loro figli, anche a quelli che non hanno potuto proseguire gli studi ma che comunque non per questo non hanno diritto ad un avvenire luminoso come tutti gli altri in questi tempi difficili per i giovani d'oggigiorno che non hanno più certezze o fiducia nel domani. Un uomo così benvoluto ed affermato non poteva non suscitare l' invidia della malagente cattiva e bugiarda, che ordisce un vigliacco complotto contro di lui e la sua famiglia. Don Mario Clemenza resiste stoicamente, per il bene del suo popolo, ai più infamanti e codardi attacchi perpetrati dai giudici ai suoi danni, finchè questi gli mettono vigliaccamente agli arresti domiciliari la moglie Rosa (Ria De Simone), all' anagrafe Rosina, cattolica pure praticante, che noi in paese la vediamo sempre a tutte le processioni con i piedi scalzi per terra, laureata a New York col massimo dei voti in storia dello sciampismo e del make up, che ha conosciuto il futuro marito quando aveva 12 anni ed è stato l' unico uomo della sua vita, eccellente cuoca che ha preparato una squisita e rinfrescante merenda per noi giornalisti che siamo andati ad intervistarla. Pur di colpire la luce dei suoi occhi ed unica donna della sua vita, questi nemici della famiglia e della libertà, ricorrendo al gelido ed ostile linguaggio giuridico piuttosto che a quello dei sentimenti, hanno la sfrontatezza di chiamare concussione l' amore commovente di una madre di famiglia verso i suoi figli che "sò sempre piezz' e core e qualsiasi madre farebbe di tutto per vedere sistemati i propri figli, o no?" (Emmanuel Kant), cugini e parenti fino al quarto grado pure della famiglia del marito. Non contenti, gli sfottono anche la mamma (Regina Bianchi) senza motivo, che fino a quel momento nessuno aveva messo le mamme in mezzo, e le fanno pure un pernacchio da sopra al motorino all' uscita della chiesa, facendola svenire per la vergogna. A questo punto Don Mario Clemenza, seppur accecato dalla rabbia, per difendere la propria famiglia è costretto a deporre momentaneamente le armi ed abbandonare la prestigiosa carica di capo-quartiere di cui è investito, recitando un commovente e colto discorso davanti ai suoi colleghi guappi, in cui cita una poesia che crede di Neruda ed invece è di Mario Merola, e, novello Cincinnato, si ritira nel suo feudo insieme a pochi ma fedelissimi uomini d'onore, attendendo il momento della riscossa. La sua vendetta sarà tremenda ed a farne le spese, nella spettacolare resa dei conti finale, saranno anche quelli che lui credeva amici, ma che per vigliaccheria o attaccamento alla poltrona non hanno preso le armi in pugno quando si trattava di combattere i nemici dei valori, della libertà, della patria e dell' onore, in un' escalation di violenza, dimissioni, sputi in faccia, voti di fiducia, maleparole, sindaci di roma che corrono da soli, gesti delle corna e gente che si sente male in aula, che il maestro Tarantino ha definito "un entusiasmante climax catartico che si protende senza alcuno scuorno verso l'apoteosi del pugnettismo realista, a metà strada tra il Peckinpah di Cane di Paglia ed il cinema di Franco e Ciccio" ed a cui si sarebbe ispirato Francis Ford Coppola per la spettacolare sequenza finale de "Il Padrino IV : 'A cumunione", che uscirà in tutte le sale cinematografiche e sedi Giffas soltanto l'anno prossimo, ma che già si è accaparrato ben 7 premi oscar.
Due scene tratte dalla sequenza più coinvolgente ed entusiasmante del film : la resa dei conti finale degli uomini d' onore (interpretati rispettivamente da Antonio Allocca e, nel secondo video, da Leopoldo Mastelloni) contro i nemici della giustizia ed i falsi amici traditori, però fatta sempre nel rispetto dei sacri valori della famiglia e della cristianità.