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C' era una volta, dentro a una vallata nera e fetente in cui perfino gli zingari si mettevano paura o scuorno di entrare, un tipo che da piccolo aveva tenuto una brutta malatia ed era rimasto talmente secco che gli amici l'avevano messo nome Jack Skeletron ed andavano dicendo che era uno che tirava i piedi. Stesso per il fatto che tutti quanti lo avevano messo a giro e non gli davano la mano nemmeno quando il prete diceva scambiatevi un segno di pace, Jack aveva sviluppato una cazzimma che nemmeno un consigliere di un comune vesuviano a caso e pensava continuamente a come si poteva fare una cosa di soldi in modo da comprarsi le case di tutti gli abitanti e menarli a dormire in mezzo alla strada a loro e i figli piccoli. Un bel giorno talmente che non teneva niente da fare che si andò a fare un giro sopra a un pullman da uno stazionamento all' altro, tipo i pazzi che viaggiano senza destinazione. Bello e buono però salì il controllone e Jack, approfittando del panico seminato nella vettura, si menò da sopra alla finestra, rischiando di spezzarsi una coscia pur di non pagare le 500 lire di multa. Tuttavia non cadde e, stesso per il fatto che non pesava nemmeno 10 kg, cominciò a volare spinto dal vento, librandosi in un cielo illuminato come le insegne degli alberghi a ore. Sembrava un aquilone brutto e storto, fatto con quattro ossa incrociate e una busta della munnezza nera attorno. Dopo essere stato sparato addosso da 3-4 filosofi bizantini ed aver fatto mettere a piangere tutti i bambini che lo vedevano volare in cielo ed avrebbero superato il trauma solamente dopo 20 anni di sedute, Jack atterrò in un posto a lui sconosciuto. C'erano le case col tetto bianco, i bambini che giocavano a palle di neve, i semafori e tante altre cose che non aveva mai visto prima. Non stava capendo manco il cazzo come sempre, però quell' atmosfera festosa gli piaceva moltissimo e si mise a guardare incuriosito dentro alle case. Dopo essersi affacciato dalla finestra del bagno di una vecchia che stava cacando e che menò un urlo fortissimo, Jack trovò una casa di gente per bene che era andata anche a scuola. Ci stavano i bambini che giocavano per terra con i giocattoli appena scartati. I grandi che si giocavano le case di proprietà a sette e mezzo. Le femmine che si mettevano in un angolo aspartato e parlavano male di tutte le altre femmine che non stavano dentro a quella casa. I vecchi inzallanuti che giocavano a tombola con quello che diceva sempre tombola dopo l' estrazione del primo numero e tutti quanti schiattavano a ridere come la prima volta. A Jack quell'atmosfera piacque moltissimo, tanto che immediatamente pensò: "Se porto questa cosa dentro alla vallata nera e fetente dove sto di casa io, sai quanta renari che mi faccio?", secondo una indecifrata ed un po' criaturesca logica imprenditoriale. Decise perciò di aspettare che tutti quanti uscissero da dentro alla casa, di scassare il vetro, di fottersi tutte le carte, il panettone con i canditi dentro, il panariello della tombola, le semmente per segnare i numeri, la bottiglia di limoncello, il robbot giapponese che sparava un raggio laser da dentro al pertuso del pesce etc. e di tornarsene alla vallata nera e fetente. Il viaggio fu ancora più breve dell'andata perchè alcuni cani con tanto di pedigree ed appartenuti a nobili famiglie di notai partite per le vacanze gli diedero la corsa fino a casa. Una volta arrivato, si mise al centro della piazza più fetente e zozzosa che ci stava e disse: "Gente, vedete qua che vi ho portato" e ripeteva, con un' intonazione tipo oracolo di delfi, cose che aveva sentito dire di sfuggita tipo: "il miracolo della venuta del bambinello", "il natale", "gesù cristo che è morto sulla croce per noi", "la santa messa" e "la signora marrone mett' e ccorn' o marito". Gli abitanti della vallata nera e fetente non capivano manco il cazzo di quello che stava dicendo ma, come vedettero che cominciò a cacciare tutta quella robba mai vista da dentro al sacco, il più politicamente impegnato di loro gli zumpò con i piedi in faccia e glielo scippò da mano. Cominciò una iacuvella fiabesca che nemmeno dentro a "La Pelle" di Curzio Malaparte: criaturi che si sceppavano gli occhi a morsi per fottersi il robbotto sparapesce, padri di famiglia che si prendevano a siggiate in faccia l'uno con l'altro perchè avevano perso il cazone e lo scuorno a poker, femmenielli che tiravano i numeri della tombola e tutti i poeti del Rinascimento gli sputavano le scorze di frutta secca appresso perchè non era uscito il numero che dicevano loro etc. In tutto questo Jack Skeletron si sedette sopra a una cascietta dei ferri con la faccia di Babbo Natale e, assistendo a quell'arricietto infernale di sangue e allucchi di femmine, gli scese una lacrima de dentro ai fuossi neri che teneva al posto degli occhi, un po' perchè era andata a monte la sua straordinaria idea imprenditoriale ed un po' perchè in fondo ci aveva creduto veramente che le cose a partire da quella notte sarebbero cambiate.
Morale della favola: "'E fetient' e mmerd' sò ssemp' fetient' e mmerd. Pure a Natale. Buone feste a tutti i bambini".
C' era una volta, dentro a una vallata nera e fetente in cui perfino gli zingari si mettevano paura o scuorno di entrare, un tipo che da piccolo aveva tenuto una brutta malatia ed era rimasto talmente secco che gli amici l'avevano messo nome Jack Skeletron ed andavano dicendo che era uno che tirava i piedi. Stesso per il fatto che tutti quanti lo avevano messo a giro e non gli davano la mano nemmeno quando il prete diceva scambiatevi un segno di pace, Jack aveva sviluppato una cazzimma che nemmeno un consigliere di un comune vesuviano a caso e pensava continuamente a come si poteva fare una cosa di soldi in modo da comprarsi le case di tutti gli abitanti e menarli a dormire in mezzo alla strada a loro e i figli piccoli. Un bel giorno talmente che non teneva niente da fare che si andò a fare un giro sopra a un pullman da uno stazionamento all' altro, tipo i pazzi che viaggiano senza destinazione. Bello e buono però salì il controllone e Jack, approfittando del panico seminato nella vettura, si menò da sopra alla finestra, rischiando di spezzarsi una coscia pur di non pagare le 500 lire di multa. Tuttavia non cadde e, stesso per il fatto che non pesava nemmeno 10 kg, cominciò a volare spinto dal vento, librandosi in un cielo illuminato come le insegne degli alberghi a ore. Sembrava un aquilone brutto e storto, fatto con quattro ossa incrociate e una busta della munnezza nera attorno. Dopo essere stato sparato addosso da 3-4 filosofi bizantini ed aver fatto mettere a piangere tutti i bambini che lo vedevano volare in cielo ed avrebbero superato il trauma solamente dopo 20 anni di sedute, Jack atterrò in un posto a lui sconosciuto. C'erano le case col tetto bianco, i bambini che giocavano a palle di neve, i semafori e tante altre cose che non aveva mai visto prima. Non stava capendo manco il cazzo come sempre, però quell' atmosfera festosa gli piaceva moltissimo e si mise a guardare incuriosito dentro alle case. Dopo essersi affacciato dalla finestra del bagno di una vecchia che stava cacando e che menò un urlo fortissimo, Jack trovò una casa di gente per bene che era andata anche a scuola. Ci stavano i bambini che giocavano per terra con i giocattoli appena scartati. I grandi che si giocavano le case di proprietà a sette e mezzo. Le femmine che si mettevano in un angolo aspartato e parlavano male di tutte le altre femmine che non stavano dentro a quella casa. I vecchi inzallanuti che giocavano a tombola con quello che diceva sempre tombola dopo l' estrazione del primo numero e tutti quanti schiattavano a ridere come la prima volta. A Jack quell'atmosfera piacque moltissimo, tanto che immediatamente pensò: "Se porto questa cosa dentro alla vallata nera e fetente dove sto di casa io, sai quanta renari che mi faccio?", secondo una indecifrata ed un po' criaturesca logica imprenditoriale. Decise perciò di aspettare che tutti quanti uscissero da dentro alla casa, di scassare il vetro, di fottersi tutte le carte, il panettone con i canditi dentro, il panariello della tombola, le semmente per segnare i numeri, la bottiglia di limoncello, il robbot giapponese che sparava un raggio laser da dentro al pertuso del pesce etc. e di tornarsene alla vallata nera e fetente. Il viaggio fu ancora più breve dell'andata perchè alcuni cani con tanto di pedigree ed appartenuti a nobili famiglie di notai partite per le vacanze gli diedero la corsa fino a casa. Una volta arrivato, si mise al centro della piazza più fetente e zozzosa che ci stava e disse: "Gente, vedete qua che vi ho portato" e ripeteva, con un' intonazione tipo oracolo di delfi, cose che aveva sentito dire di sfuggita tipo: "il miracolo della venuta del bambinello", "il natale", "gesù cristo che è morto sulla croce per noi", "la santa messa" e "la signora marrone mett' e ccorn' o marito". Gli abitanti della vallata nera e fetente non capivano manco il cazzo di quello che stava dicendo ma, come vedettero che cominciò a cacciare tutta quella robba mai vista da dentro al sacco, il più politicamente impegnato di loro gli zumpò con i piedi in faccia e glielo scippò da mano. Cominciò una iacuvella fiabesca che nemmeno dentro a "La Pelle" di Curzio Malaparte: criaturi che si sceppavano gli occhi a morsi per fottersi il robbotto sparapesce, padri di famiglia che si prendevano a siggiate in faccia l'uno con l'altro perchè avevano perso il cazone e lo scuorno a poker, femmenielli che tiravano i numeri della tombola e tutti i poeti del Rinascimento gli sputavano le scorze di frutta secca appresso perchè non era uscito il numero che dicevano loro etc. In tutto questo Jack Skeletron si sedette sopra a una cascietta dei ferri con la faccia di Babbo Natale e, assistendo a quell'arricietto infernale di sangue e allucchi di femmine, gli scese una lacrima de dentro ai fuossi neri che teneva al posto degli occhi, un po' perchè era andata a monte la sua straordinaria idea imprenditoriale ed un po' perchè in fondo ci aveva creduto veramente che le cose a partire da quella notte sarebbero cambiate.
Morale della favola: "'E fetient' e mmerd' sò ssemp' fetient' e mmerd. Pure a Natale. Buone feste a tutti i bambini".
6 commenti:
buon 2009 a: SCUSTUMATESSEN ed al suo autore.Kita
Grazie per quest'altro splendido post.. e grazie pure per avermi fatto canoscere a Mario Perrotta!!
buon 2009 scustumato
paul weller
"Sembrava un aquilone brutto e storto, fatto con quattro ossa incrociate e una busta della munnezza nera attorno."
Mi ricorda Uno Scheletro Col Cazzo... sbaglio?
Zì 'Ntonio
Se lo vedesse Burton... L'ASSUMEREBBE!
Aguri ScustuMan!
La leggerò ai miei figli prima di andare addormire.
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